Aggressione a Silvio Berlusconi

E’ stato superato il livello di guardia

Si è passato il livello di guardia. Questo non solo per l’aggressione vigliacca contro il presidente del Consiglio, ma anche e soprattutto per le reazioni ignobili che abbiamo sentito nelle ore successive. Quelle dell’onorevole Di Pietro che, per primo, ha contribuito, fin dall’inizio di questa legislatura, ad alzare i toni dello scontro politico con autentiche sceneggiate, prima a Piazza Navona, poi alla Camera dei deputati, nemmeno si trovasse a fare il guitto in un talk show. E quelle non meno incredibili dell’onorevole Bindi, persona che pure dovrebbe ricordare la stagione di violenza che ha fatto da sfondo agli inizi della sua carriera politica. Con atteggiamenti irresponsabili come questi ci vuole poco per riaccendere il percorso della violenza e portare il paese sull’orlo del caos: Di Pietro e la Bindi stanno dando il loro prezioso contributo.

In Iran abbiamo i mullah che alimentano l’odio delle folle contro gli americani e l’opposizione interna; da noi abbiamo due deputati che fanno altrettanto contro il presidente del Consiglio, anche quando è stato colpito in maniera proditoria. E’ sbagliato pensare che l’attacco contro Berlusconi sia frutto del gesto inconsulto di uno squilibrato: uno squilibrato, al più, si ritiene Napoleone Bonaparte. Se si giunge alle vie di fatto, è evidente che chi commette atti simili risente di un clima di scontro nel paese, vi si identifica e lo esaspera a sua volta. I cosiddetti "matti" non sono delle monadi senza porte e senza finestre, ma dei sensori del sistema sociale e ne danno la loro originalissima interpretazione. Che può essere altamente pericolosa. Ha detto bene il ministro Bossi, che ha subito parlato di "terrorismo". Ciò che è accaduto è l’anticamera del terrorismo. E sottolineiamo la parola anticamera.

Il direttore della "Stampa" Mario Calabresi ha centrato, fra i tanti commenti a questo episodio, la questione che si è aperta. Calabresi ha scritto che "di fronte alla violenza non possono essere accettate subordinate, ammiccamenti o tantomeno giustificazioni". Eppure alla "Stampa" sono giunte, scrive Calabresi, "numerose lettere di persone che spiegano l’accaduto e lo comprendono come reazione ad un governo che definiscono ‘xenofobo’, ‘antidemocratico’ o ‘razzista’". Simile modo di ragionare è stato commentato da Calabresi in una maniera chiarissima: "Mi fa paura". Di questo si tratta. Cioè sapere che ogni manifestazione pubblica può diventare un’occasione per far scoppiare la violenza.

Di Pietro e la Bindi non si rendono conto che, come Berlusconi ha dei nemici pronti a tutto, altrettanto possono averli loro: e se saltano i freni inibitori, la situazione è destinata a degenerare.

Per mesi abbiamo sottolineato come il Capo dello Stato fosse preoccupato dai toni esasperati dal confronto politico, invitando quindi le parti ad un clima di di-stensione. Purtroppo questi appelli sono caduti nel vuoto. Non solo le forze politiche non li hanno raccolti: ci ricordiamo quando Franceschini chiedeva alle madri se avessero voluto Berlusconi come educatore dei loro figli. Non li ha raccolti la magistratura, che dà spazio alle dichiarazioni dei pentiti di mafia. Non li ha raccolti il servizio pubblico televisivo che, appena può, allestisce un caravanserraglio contro il premier senza remore né principi. Si è creato un clima infame, da cui, a questo punto, non sappiamo come si possa uscire.